Qualsiasi sia la metodologia, il metodo, il punto di partenza, il punto di vista, i prodro mi o gli incipit appare sempre più evidente che l’approccio partecipativo non riguarda solo la pratica pianificatoria ma ancor più il corpus disciplinare. La conoscenza e l’organizzazione dello spazio fisico (e non) trova espressione nella metafora della rete e quindi dell’adattabilità, inter-s-cambiabilità e metamorfosi.

La contrapposizione, sovrapposizione e giustapposizione tra spazio individuale e privato e spazio collettivo, comune, pubblico e condiviso è l’oggetto dell’analisi e del progetto. Il concetto che appare emergere è la coesistenza tra diversità e resilienza. Opposte ed imprescindibili nella descrizione dei luoghi e dello spazio.
Ma diversità e resilienza si confrontano solo nello spazio dello scambio, dell’ibridazione e della metamorfosi.

Diver s City si propone come luogo di scambio, ibridazione e metamorfosi tra i saperi che nella città, intesa come luogo principe dove l’umanità crea, costruisce, trasforma e distrugge relazioni tra sé stessa e lo spazio, sono coinvolti. Luogo che non si propone l’omologazione e quindi un’officina aperta ai processi cooperativi: non vi sono relazioni univoche e viene rifuggita la trappola della ludificazione di processi e saperi. A creare quel “semi-lattice“ di cui Christopher Alexander scriveva nel 1969: una relazione trasversale e non direzionata tra saperi quasi a ricordare il piano di studi del Bauhaus disegnato nel 1928 da Hannes Meyer.
Diver s City è l’officina dove poter costruire relazioni e reti di conoscenza, per questo chi ne fa parte si occupa della progettualità in tutti i suoi aspetti. Progettualità come pagina su cui intervenire, discutere, costruire e decidere: in altre parole la base del progetto, ed anche il punto da cui partire per la sua ri-definizione. Senza pensare che ogni sapere costruisce il pezzo di un universale puzzle che una volta ricomposto fornirà la mappa di riferimento per la pianificazione e l’urbanistica. Ma bensì un domino che di volta in volta attraverso combinatorie diverse costruisce nuovi possibili percorsi.









Nought may endure but mutability.

Nient’altro dura che la mutabilità.

(Mary Shelley, Frankenstein, 1831)






Whatever the methodology, method, departure point, point of view, prodrome or incipit, it is becoming more and more evident that the participatory approach not only concerns planning practice but concerns even more the body of the discipline. Knowledge and organization of the physical (and non-) space find expression in the 'network' metaphor and, therefore, in adaptability, inter-ex-changeability and metamorphosis.
The counterbalancing, overlapping and juxtaposing of individual/private space with collective/common/public/shared space is the subject of analysis and of the project. The concept that seems to emerge is the coexistence of diversity and resilience. Which are opposites and indispensable for the description of places and space.
But diversity and resilience only confront each other in the space of exchange, hybridisation and metamorphosis.
Diver s city is intended as a place for exchanging, for the hydbridisation and metamorphosis of the various kinds of knowledge which are involved in the city, being the principal place where human beings create, construct, transform and destroy relations between themselves and space. A place that does not offer homologation but an officina (workshop), open, therefore, to cooperative processes; there are no univocal relations and the trap of ludification of processes and knowledge is avoided. So the “semi-lattice” Christopher Alexander wrote of in 1969 is created – a transversal and undirected relationship between kinds of knowledge, somewhat reminiscent of the Bauhaus study plan designed in 1928 by Hannes Meyer.
Diver s city is the officina where you can build relationships and knowledge networks – whoever takes part will consequently deal with project organization in all its aspects. Project organization as a page on which to comment, discuss, build and decide: in other words, the basis of the project but also a departure point for redefining it. Each kind of knowledge will not just create a piece of a universal puzzle which, once put together, will provide a reference map for planning and town planning, but more – a domino effect, with new possible routes being mapped out each time by the different combinations.

Cosa si fa nel laboratorio
L’obiettivo è costruire nel locale guardando all’internazionale e costruire nell’internazionale guardando al locale.
L’attività del laboratorio prevede iniziative realizzate con centri di ricerca italiani ed internazionali ed anche in collaborazione con gli studenti della facoltà e del laboratorio di laurea.
Si divide in ricerca ed investigazione [R], attività [A], seminari ed incontri [S], laboratorio di laurea [L].


Nec porro augendis rebus spatio foret usus seminis ad coitum, si e nilo crescere possent.

Allo sviluppo dei corpi non sarebbe necessario del tempo. Perché i semi si uniscano, se potessero crescere dal nulla

(Tito Lucrezio Caro, de rerum natura, lib.I v. 184-185)

Laboratory activities
The objective is to construct in the local sphere with an eye on the international and to construct in the international sphere with an eye on the local.
Laboratory activities involve initiatives worked on with Italian and international research centres and also in collaboration with students at the faculty and the degree course laboratory.
They will be split into research/investigation [R], activities [A], seminars/meetings [S] and degree course laboratory [L].

Ricerca ed investigazione [R]
In Diver s City la ricerca da una parte comincia dalle esigenze espresse e parte con la collaborazione di studentesse e studenti, dall’altra cerca di costruire, esplorandole, avventure di ricerca condivise anche e soprattutto in sede internazionale. Per ora sono attive due ricerche una che nasce per e con gli studenti e le studentesse del corso di laurea in pianificazione: 10 domande ad un pianificatore, mentre tra le collaborazioni con vari centri di ricerca quella avviata è PA genome di John Dickey professore della Virgina Technology University. Una terza ricerca riguarda la parte comunicativa e partecipativa per un progetto di riqualificazione degli spazi pubblici del Comune di Osilo in base a principi di efficienza energetica, ricerca interdisciplinare del DAP.

Who has wholesome counsel to declare unto the state?

Chi ha qualche utile consiglio e vuole offrirlo alla città?

(Euripide [440] Le Supplici riportato in John Milton Areopagitica 1644)

***

La ville apparaît beaucoup plus faîte d’idées que de briques

La città appare fatta più d’idee che di mattoni

(Sylvie Rimbert, Les paysages urbains, 1973)

In Diver s City research originates on one side from needs expressed and starts off with student collaboration, while on the other it aims at creating, through exploration, shared research adventures, on an international level in particular.  Two research projects are under way at the moment, one created for and with students of the planning degree course: 10 questions for a planner, while collaboration with various research centres has PA genome, under John Dickey, professor at Virginia Technology University, as the main project launched.  A third research project deals with the communicative and participatory part of a project to redevelop public space in the municipality of Osilo, based on principles of energy efficiency, a DAP interdisciplinary project.

Hanno aderito al progetto di Diver s City


Maria Letizia Casanova
storica dell’arte ed ex-direttrice del Museo di Palazzo Venezia, Roma

Bastien Chopard
professore University of Geneva

John Dickey
professore emeritus Department of Urban and Public Affairs, Virginia Tech

Richard Duke
professore emeritus School of Architecture – University of Michigan

Toshiyuki Kaneda
professore NIT – Nagoya Information Technology, University of Nagoya

Rolf Kuhn
direttore progetto IBA-see Foundation

Raimund Fein – professore Faculty of Architecture, Cottbus

Maroun El-Daccache – direttore del Department of Architecture, American University, Beirut

Maria Misiangiewicz
direttrice dell’Institute of Architectural Composition, Krakow Polytechnic, Krakow

Fernando Roch Pena
professore DUyOT, ETSA, Madrid

Claude Schnaidt (1931-2007)
professore Hfg-Ulm, fondatore dell’ Institute de l’Environment, Paris

Agata Spaziante
professoressa Facoltà di Architettura, Politecnico di Torino, Torino



Elena Besussi
ricercatrice, Bartlett School of Planning, pianificatrice e consulente, Willowbrook Centre / Planning Aid for London

Pieter Boots
esperto e progettista di giocosimulazione, Cemagref, Montpellier

Flaminia Brasini
ludologa, Roma

Elena Brotzu
urbanista e pianificatrice, Nuoro

Lorenzo Cotti
architetto, SDVB9, Locarno

Catia Chiusaroli
pianificatrice ed esperta di mobilità e trasporti, Bologna

Mercedes Fernandez-Martorell
antropologa, Universitat de Barcelona

Silvano Fuso
chimico, insegnante ed esperto di didattica della scienza, Genova

Dimitris Kontaxakis
architetto, A+R e ricercatore, Faculty of Architecture, Salonicco

Hideiko Kanegae
pianificatore, esperto e progettista di giocosimulazioni urbana, Ritsumiekan University, Kyoto

Igor Mayer
pianificatore, esperto e progettista di giocosimulazione urbana, University of Delft

Hanka Porebska
architetto, Krakow

Clark Stevens
architetto ed ambientalista, ROTO architects, LA, US

Michele Tavano
designer, Udine

Richard Teach
esperto di Business Game and Simulation , College of Management, Georgia Tech University, Atlanta, US

Davide Tidoni
musicista, progettista di paesaggi sonori, Brescia

Francesca Romana Uccella
antropologa, Roma/Girona

Joanna Woszniakiewicz
linguista/filologa, Krakow


membri
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associati
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